ADEPP / AUMENTANO LE PRESTAZIONI E LE POLITICHE DI SOSTEGNO ALLA PROFESSIONE

Le 20 Casse privatizzate aderenti all’AdEPP rappresentano 1,67 milioni di iscritti (+28% in 14 anni) e gestiscono un patrimonio di 96 miliardi di euro (+46,3% rispetto al 2013). Nel 2019, ultimo anno di bilancio, tali Enti hanno erogato prestazioni per 7 miliardi di euro (di cui 500 milioni sotto forma di welfare), a fronte di entrate contributive pari a 10,85 miliardi. Sono questi i numeri, ancora una volta contrassegnati dal segno +, che delineano il perimetro di attività delle Casse dei liberi professionisti, così come risulta dal X Rapporto AdEPP sulla previdenza privata.

Professionisti sempre più silver

La crescita del numero di iscritti è dovuta in parte ai nuovi ingressi, in parte all’aumento dell’età di pensionamento e del numero di pensionati che continuano a svolgere l’attività lavorativa anche dopo il pensionamento. Oltre la metà degli iscritti AdEPP rientra nella fascia d’età 40-60 anni. Il numero di iscritti “under 40” è diminuito dal 41% del 2005 all’attuale 28%, nello stesso arco temporale è aumentato il numero degli “over 60” che è cresciuto dal 10% al 19%. In particolare, negli ultimi 15 anni, la crescita del numero di pensionati che continuano a esercitare l’attività professionale è risultata nettamente superiore a quella degli iscritti (+100% contro +23%).

Figura 1 – Contribuenti attivi e contribuenti attivi pensionati (fatto 100 il valore del 2005); Fonte: X Rapporto AdEPP sulla previdenza privata

 

Prosegue l’aumento delle giovani professioniste iscritte

Negli ultimi 13 anni la percentuale di iscritte donne è cresciuta notevolmente, passando dal 30% del 2007 al 41% del 2019 seppure con importanti differenze per fasce d’età. In particolare, la figura che segue mostra come per i professionisti sotto i 40 anni vi sia una prevalenza della componente femminile (circa il 54% del totale degli iscritti under 40) ma le proporzioni si invertono con l’aumentare dell’età degli iscritti. Infatti, le donne tra i 50 e 60 anni rappresentano solo il 33% degli iscritti e la quota si riduce ulteriormente all’aumentare dell’età anagrafica.

Figura 2 – Percentuali di donne e uomini per fasce d’età, Fonte: X Rapporto AdEPP sulla previdenza privata

 

Il reddito dei professionisti: age pay-gap e gender pay-gap

Anche dal punto di vista reddituale, è rilevante la differenza tra le diverse fasce d’età: i professionisti sotto i 30 anni dichiarano circa un quarto dei loro colleghi con età compresa tra i 50 e i 60 anni. Tale differenza decresce con l’età del professionista, com’è naturale immaginare per effetto dell’esperienza maturata sul campo, ma resta comunque marcata fino ai 50 anni. La differenza di reddito dovuta al genere, invece, persiste in tutte le fasce d’età, con delle differenze importanti: tale differenza è infatti poco rilevante per i redditi molto bassi e per le professioniste under 30 (circa il 4%), ma, ancora una volta, diventa più evidente per i professionisti silver.

Figura 3 – Redditi medi per fasce d’età; Fonte: X Rapporto AdEPP sulla previdenza privata

 

 

La dinamicità delle Casse di Previdenza

Accanto a questi trend consolidati (femminilizzazione della professione, aumento dell’età media dei professionisti, gender pay-gap, etc.), una delle principali tendenze che emerge dal Rapporto è la dinamicità di azione delle Casse di Previdenza, come INPGI, e la capacità di adeguarsi ai mutevoli bisogni della platea degli iscritti con politiche di sostegno alla professione, anche alla luce delle conseguenze economico-occupazionali create dalla crisi pandemica. Le prestazioni previdenziali e assistenziali sono aumentate sia nel numero sia negli importi erogati tra il 2005 e il 2019 rispettivamente del 70% e del 95%. Le prestazioni sono passate da 339mila per un importo complessivo di 3,5 miliardi di euro nel 2005 a 573mila per un valore di 7 miliardi nel 2019. Nel 2020 poi, in piena emergenza COVID-19, il sostegno da parte dell’intero sistema delle Casse a favore dei professionisti è stato più che confermato: supera infatti il miliardo di euro l’anticipo degli enti di previdenza privati per pagare il reddito di ultima istanza al 47% dei propri iscritti.

I liberi professionisti che hanno ottenuto l’indennizzo statale per almeno uno dei tre mesi (600 euro per marzo e aprile, 1.000 euro per maggio) sono stati oltre mezzo milione (513.882), di questi poco meno della metà (242.569) sono donne. Numeri che mostrano come il sistema delle Casse dei professionisti “si fa carico totalmente delle difficoltà economiche, occupazionali dei propri iscritti nonostante debba fare i conti con problemi di portata globale. Il calo demografico, la crisi economica e pandemica, la mancanza di uno sviluppo tecnologico rispondente alle necessità e alle richieste del mercato, l’abbandono della professione o l’entrata sempre più tardiva nel mondo del lavoro, la discontinuità occupazionale, hanno costretto le Casse di previdenza da una parte a mettere in campo sempre più azioni di sostegno e dall’altra a rivedere le proprie politiche tese a garantire la sostenibilità di lungo termine”.

Si potrebbe allora caratterizzare con la parola dinamicità l’azione intrapresa dalle Casse previdenziali in questi ultimi anni, e la pandemia da COVID-19 non fa altro che rafforzare questo pensiero. Attraverso un coraggioso percorso di cambiamento, pur avendo sempre presente la mission principale (garantire prestazioni pensionistiche adeguate e sostenibili nel tempo), questi enti riescono a affermarsi sempre più come veri e propri enti polifunzionali.

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