INPGI/GESTIONE SOSTITUTIVA DELL’A.G.O: LA RELAZIONE DELLA PRESIDENTE MARINA MACELLONI AL BILANCIO CONSUNTIVO 2019

Il bilancio consuntivo 2019, e in misura ancora maggiore le prime indicazioni sul 2020, dimostrano ancora una volta la profondità della crisi strutturale dell’editoria e del mercato del lavoro. L’emorragia di rapporti di lavoro attivi non mostra alcuna frenata: nel 2019 i posti di lavoro persi sono 865: 214 sono pensionamenti e 651 sono contratti a termine scaduti e non rinnovati, licenziamenti e mancate riassunzioni. Le nuove assunzioni a dicembre 2019 sono state 908 (1233 nel 2018). Le nuove pensioni registrate in totale nel 2019 sono state 237 contro le 342 del 2018.

Per il 2020 la prospettiva appare ancora più drammatica a causa dell’emergenza sanitaria ma non solo. Già prima che si manifestassero le conseguenze economiche del Covid-19 il Governo, con la Legge di stabilità per il 2020, ha deciso di rifinanziare il fondo per i prepensionamenti: questo comporterà per l’Inpgi l’uscita dalla contribuzione attiva di 140 giornalisti nel 2020 e 190 nel 2021 con una perdita di contributi all’anno di circa 6 milioni.

A causa dell’emergenza sanitaria il Ministero del Lavoro ha poi deciso di estendere anche alla carta stampata l’applicazione della Cigs in deroga con causale Covid: al momento circa 40 aziende editoriali hanno fatto richiesta di Cassa integrazione per circa 700 giornalisti con una riduzione media oraria del 40%. La perdita di contributi al momento ammonta a circa 1,5 milioni di euro. Secondo le stime dell’Istituto alla fine del periodo saranno circa 1200 i giornalisti che avranno usufruito di questo ammortizzatore sociale.

Di fronte a questo scenario abbiamo comunque ottenuto un risultato importante: una presa di coscienza da parte dei nostri interlocutori istituzionali della necessità di trovare soluzioni strutturali per la stabilità dell’Ente. Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e il Sottosegretario all’Editoria, Andrea Martella che anche in questa occasione voglio ringraziare per l’attenzione dimostrata nei nostri confronti, hanno istituito un tavolo di confronto presso la Presidenza del Consiglio con l’obiettivo di elaborare il percorso di messa in sicurezza dell’Ente nell’ambito del decreto legge n.34 del 30 aprile 2019, convertito nella legge n.58 del 28 giugno 2019. Purtroppo, a causa dell’emergenza sanitaria e del lockdown, il tavolo si è riunito una sola volta, il 5 febbraio scorso, e le successive riunioni, già calendarizzate, sono state sospese. Di conseguenza, l’Istituto ha ottenuto la proroga dello “scudo” sull’ipotesi di commissariamento inizialmente previsto fino al 30 giugno. Ora abbiamo tempo fino al 31 dicembre prossimo e non è molto tempo. Il prossimo Consiglio di amministrazione dovrà lavorare, in continuità con quanto fatto finora, per ottenere il massimo da questo tavolo di confronto.

Alcuni punti fermi li abbiamo già posti e sono ormai acquisiti:

1) La perdita di bilancio dell’Inpgi non è frutto di cattiva gestione ma è la conseguenza di una crisi profonda del comparto industriale di riferimento.

2) Ulteriori interventi sulla spesa previdenziale non sono utili a riportare i conti in equilibrio e finirebbero per essere solamente punitivi nei confronti di una categoria già in grave sofferenza.

3) L’unica ipotesi sul tavolo per una soluzione che consenta all’Inpgi di rimanere autonomo e in salute è l’ampliamento della platea contributiva.

4) La legge del 2019 già prevede che questo avvenga nel 2023: il nostro sforzo al tavolo è quello di ottenere un anticipo al 2021.

Ma soprattutto il nostro obiettivo è quello di dimostrare che in gioco non c’è solo la salvezza o meno del nostro Istituto. In gioco c’è la volontà politica di questo Governo e di questo Parlamento di mantenere in vita il sistema gestionale della Previdenza privata, un sistema che negli anni ha consentito a milioni di professionisti di avere tutele previdenziali e di welfare studiate su misura e di accumulare un patrimonio complessivo che supera gli 80 miliardi di euro e che oggi è considerato indispensabile per sostenere la crescita del Paese. Come dimostrano i dati diffusi anche nelle ultime settimane, questo sistema è a rischio non solo per noi ma per tutti, perché il mercato del lavoro, dal 1995, anno della privatizzazione, è cambiato anche per le altre professioni. Quello che abbiamo sostenuto al tavolo è che se l’intenzione della politica è quella di mantenere in vita questo sistema occorre che alle Casse, tutte, siano dati gli strumenti per seguire le tracce del lavoro nelle sue nuove forme e modalità e per interpretare i cambiamenti delle proprie platee. Chiediamo alla politica un’assunzione di responsabilità. Altrimenti lasciar morire l’Inpgi oggi significherà, prima o poi, far morire l’intero sistema della previdenza privata senza avere neppure il coraggio di dichiararlo. Questa è la sfida che abbiamo messo sul tavolo di fronte al Presidente del Consiglio. In un momento, un cui tutto il Paese sta cercando gli strumenti per rilanciarsi e riprendere a crescere, confidiamo che anche questa sfida possa essere accolta.

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I numeri del bilancio consuntivo 2019 sono, quindi, risultati in peggioramento rispetto a quelli dell’assestamento approvato pochi mesi fa (-171,4 milioni anziché -150,7 milioni) nonostante il risultato della gestione previdenziale sia, pur se negativo, in miglioramento (-154,1 milioni anziché -169,1 milioni). Sul risultato dell’avanzo di gestione generale hanno inciso negativamente le svalutazioni e le rettifiche di valore (-44,1 milioni anziché -8 milioni).

Il totale dei contributi accertati nel 2019 ammonta complessivamente a 403,907 milioni di euro, -0,99% rispetto al 2018, di cui 337,39 per IVS corrente (-1,15% rispetto al consuntivo precedente).

La massa retributiva imponibile di competenza denunciata dalle aziende è, invece, passata da 1.000,8 milioni del 2018 a 990,6 milioni, con una diminuzione di 10,2 milioni (-1,02%).

La contrazione dei ricavi deriva dalla diminuzione dei rapporti di lavoro in essere che passano dai 14.870 del 2018 ai 14.828 dell’anno in corso (-0,28%) cui è seguita la riduzione della massa retributiva imponibile – con conseguente ricorso agli ammortizzatori sociali (contratti di solidarietà, CIGS, esodi incentivati, prepensionamenti). I lavoratori attivi sono pari nel 2019 a 14.727 registrando rispetto al 2018 una diminuzione di 865 unità (-5,55%).

Per quanto riguarda, invece, i ricavi riferiti agli accertamenti dei contributi degli anni precedenti, questi ammontano a 12,6 milioni di euro in aumento rispetto all’anno precedente a 3,7 milioni di cui 6 derivanti da attività ispettiva e 6,6 milioni di euro da quanto recuperato in via amministrativa dal Servizio Entrate Contributive. L’azione di recupero dell’Ente, peraltro, è sempre più orientata a sondare ambiti e settori di informazione anche diversi da quello dell’editoria intesa in senso tradizionale, per conseguire l’obiettivo di far emergere fenomeni sconosciuti all’Istituto e, soprattutto, di monitorare come evolve e si manifesta la professione.

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Il dato delle uscite previdenziali evidenzia che la spesa per i trattamenti pensionistici per IVS ammonta nel 2019 a 536 milioni di euro, con un incremento – rispetto al 2018 – dell’1,55%, pari a circa 8 milioni di euro.

La ripartizione dei trattamenti pensionistici alla data di chiusura di bilancio ha riguardato 7.283 trattamenti di pensioni dirette (7.239 nel 2018) e 2.593 trattamenti erogati ai superstiti (2.329 nel 2018) per un totale di 9.876 trattamenti (9.568 nel 2018).

Il rapporto tra gli iscritti attivi ed i pensionati nel 2019 continua a scendere, passando dall’1,63 del 2018 all’1,53 del 2019, mentre il rapporto tra uscite per pensioni Ivs ed entrate per contributi Ivs correnti passa dal 154,63% del 2018 al 158,85% del 2019 .

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Anche per l’esercizio in esame, il perdurare della crisi editoriale in atto ha determinato il ricorso agli strumenti di ammortizzazione sociale, con un costo complessivo che – nonostante il risparmio derivante dalla diminuzione di tutti i trattamenti – è stato comunque pari a 13,5 milioni di euro nel 2019 (rispetto ai 16 milioni dell’esercizio precedente).

Questa, nel dettaglio, la spesa sostenuta dall’Ente per gli ammortizzatori sociali:

– per la disoccupazione – 7,9 milioni di euro con una diminuzione del 25,61%;

– per la solidarietà – 3,9 milioni di euro con un aumento del 26,72%;

– per la cassa integrazione – 1,7 milioni con una diminuzione del 23,42%;

– per la mobilità – 20 mila euro con una diminuzione dell’ 80,66%.

La gestione previdenziale e assistenziale nel suo complesso continua a registrare, quindi, anche nel 2019 un risultato negativo pari a 154 milioni di euro, rispetto ai 148 milioni del 2018.

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Per quanto riguarda la gestione patrimoniale nel suo complesso, l’avanzo registrato è pari a 46,2 milioni di euro, in aumento di 18 milioni (pari al 67,05%) rispetto all’esercizio precedente, per effetto dei maggiori utili realizzati dal portafoglio mobiliare a seguito dell’ottimo andamento dei mercati finanziari nel corso del 2019.

Analizzando nel dettaglio i risultati della gestione del patrimonio 2019 dell’Ente troviamo: 0,2 milioni di utili derivanti da canoni di locazione, 1,1 milioni dagli altri proventi gestione immobiliare per le plusvalenze realizzate in sede di apporto degli immobili al Fondo Giovanni Amendola, 0,9 milioni di interessi su mutui (che, giova ricordare, non vengono erogati dal 2015), 1,4 milioni di interessi sui prestiti ed infine 47 milioni da utili del portafoglio mobiliare.

Il rendimento finanziario conseguito dal portafoglio mobiliare per l’esercizio in esame, che comprende anche gli investimenti in fondi immobiliari e quindi anche il Fondo Immobiliare Giovanni Amendola, così come determinato dal calcolo della performance da parte del Risk Manager, è stato pari al 5,06% (-0,50% nell’anno precedente).

Gli investimenti mobiliari dell’Istituto al 31/12/2019 presentano un valore di mercato complessivo pari a 1.156 milioni di euro. La composizione del portafoglio è costituita da titoli rappresentati da quote di OICR Sicav azionari e obbligazionari, da OICR immobiliari e private equity.

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La spesa complessiva sostenuta dall’Istituto nel 2019 per i costi di struttura è pari a 24,3 milioni di euro, in aumento di 0,6 milioni (+2,39%) rispetto all’anno precedente.

Relativamente a tali costi la spesa complessiva sostenuta per il Personale nel 2019 è stata pari a 16,8 milioni di euro, in aumento (+2,88%) rispetto ai 16,3 milioni dell’anno precedente a seguito del riconoscimento degli effetti economici derivanti dal rinnovo dei CCNL dei dipendenti e dei dirigenti, scaduti entrambi il 31 dicembre 2018.

Si segnala infine che il Personale amministrativo in forza al 31/12/2019 è pari a n.195 unità, di cui 1 a tempo determinato, contro le n. 200 unità dell’anno precedente.

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