COVID19/ L’IMPATTO DELLE MISURE MESSE IN CAMPO PER IL SOSTEGNO AL REDDITO

L’Istituto per l’analisi delle politiche pubbliche (INAPP) ha pubblicato il primo studio che fotografa gli interventi messi in campo dalle istituzioni per fronteggiare la drammatica crisi reddituale scatenata dalla crisi sanitaria ed economica. Nel report dal titolo “Emergenza sanitaria e misure di sostegno al reddito dei lavoratori in Italia” si analizza come si siano rafforzati alcuni strumenti di protezione sociale esistenti (come la cassa integrazione), si siano semplificati altri ammortizzatori sociali (NASPI, DISCOLL) e introdotti indennizzi una tantum (bonus) anche attraverso un Fondo di Ultima Istanza per quei soggetti lavorativi le cui strutture previdenziali non prevedevano interventi di sostegno o i cui contorni erano residuali, frammentati o incerti.

Dalla classificazione degli interventi emerge che sono tre le tipologie di misure che hanno interessato il sostegno al reddito dei lavoratori. Il primo tipo prevede interventi in costanza di rapporto di lavoro ed è rappresentata dalle azioni di supporto riferibili al rafforzamento delle diverse tipologie di cassa integrazione guadagni, finalizzate alla conservazione della posizione lavorativa presente. Queste misure hanno interessato circa 3 milioni di lavoratori e prevedono una stima in oneri di 5 miliardi di euro. La seconda tipologia è riferibile alla semplificazione attuativa degli ammortizzatori sociali esistenti, per lavoratori standard e non standard, NASPI e DISCOLL. In questo caso il sistema di protezione economica non è collegabile al mantenimento della posizione lavorativa, ma ad una tradizionale dinamica di flexsecurity, con politiche di sostegno economico e potenziale reinserimento lavorativo tramite percorsi di attivazione condizionanti. Il terzo tipo di misure si presenta, invece, come un insieme di azioni innovative finalizzate a tutelare una platea di soggetti colpiti dall’emergenza reddituale, non assicurati da nessun dispositivo presente”. Questi soggetti non necessitano di “percorsi di attivazione per il reinserimento lavorativo, perchè già occupati (autonomi) o potenzialmente ri-occupati alla fine della fase emergenziale, come nel caso dei lavoratori discontinui, stagionali, dello spettacolo e collaboratori sportivi”.In questo caso la platea dei lavoratori è di 5.441.000 persone per una spesa stimata per ogni mese di 3,2 miliardi di euro.

Lo studio stima anche il costo delle misure del “Cura Italia” ipotizzando un’estensione massima dei sostegni fino a dodici mesi. In questo caso il costo dell’impegno finanziario relativo a indennità e Fondo di ultima istanza ammonterebbe intorno ai 39 miliardi di euro, che raggiungerebbe i 44 miliardi sommando il costo del Reddito di Cittadinanza, per una copertura di una platea complessiva di circa 8 milioni di individui. A ciò vanno aggiunti i sostegni al reddito previsti nella bozza del decreto attualmente in discussione (per lavoratori domestici non coperti da CIGO/CIGS, e per altre categorie ancora non coperte), il quale introduce anche una nuova forma di sostegno denominata Reddito di Emergenza -REM.

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