RAPPORTO COVIP SULLA PREVIDENZA INTEGRATIVA: SEMPRE MENO GIOVANI E DONNE ISCRITTE AI FONDI PENSIONE

Aumentano gli iscritti alla previdenza complementare ma cresce anche la platea di coloro che non effettuano piu’ versamenti ai fondi pensione. I giovani  restano ancora una volta ai margini del sistema previdenziale complementare, perche’ trovano troppe difficolta’ ad entrare nel mercato del lavoro con continuita’ di rapporto e adeguatezza di retribuzione. E’ quanto emerge dalla relazione annuale della Covip. 

Il tasso di partecipazione alla previdenza complementare al di sotto dei 34 anni, pari al 19%, e’ di oltre un terzo inferiore rispetto alle fasce di eta’ piu’ mature e la contribuzione e’ meno della meta’. Lo stesso vale per le donne, la cui partecipazione e’ piu’ bassa rispetto agli uomini: 25,4% contro 31,4% in media, forbice che si mantiene su tutte le classi di eta’, e la contribuzione e’ di un quinto inferiore.

 

7,6 mln iscritti a fondi integrativi (+6% nell’ultimo anno)

A fine 2017 il totale degli iscritti alla previdenza complementare e’ pari a circa 7,6 milioni, in crescita del 6% rispetto all’anno precedente, per un totale di circa 8,3 milioni di posizioni. Ma 1,8 milioni di iscritti, ossia oltre il 23% del totale, ha interrotto la contribuzione. Secondo la relazione annuale della Commissione di vigilanza sui fondi pensione, presentata in Parlamento, i contributi per singolo iscritto ammontano, mediamente, a 2.620 euro l’anno.

 

Il rendimento dei fondi pensione meglio del Tfr

Dalla relazione emerge anche che nel 2017 il rendimento dei fondi pensione e’ stato superiore a quello del Tfr mantenuto in azienda: il rendimento medio al netto dei costi di gestione e della fiscalita’ e’ stato del 2,6% per i fondi negoziali e del 3,3% per i fondi aperti a fronte di una rivalutazione del Tfr al netto delle tasse dell’1,7%. Per i Pip (piani individuali pensionistici) nuovi di ramo III, il rendimento medio e’ stato del 2,2%. E il rendimento dei fondi e’ migliore di quello del Tfr lasciato in azienda anche prendendo in considerazione un periodo piu’ ampio (2008-2017), con un 3,3% annuo per i fondi negoziali, del 3% per i fondi aperti, del 2,8% per i Pip di ramo I e del 2,2% per quelle di ramo III contro il 2,1% per il Tfr.

 

I fondi pensione in Italia sono 415

I fondi pensione in Italia sono 415, di cui 35 fondi negoziali, 43 fondi aperti, 77 piani individuali pensionistici (PIP), 259 fondi preesistenti e Fondinps. Sempre secondo quanto si legge nel Rapporto Covip, gli iscritti ai Pip “nuovi” si attestano a quasi 3 milioni (+7,6% rispetto al 2016), quasi 2,8 milioni quelli ai fondi negoziali (+7,8%, con una crescita determinata principalmente dalle nuove adesioni contrattuali), oltre 1,3 milioni quelli ai fondi aperti (+9,2%, confermando l’andamento dinamico del 2016) e 610.000 quelli ai fondi preesistenti. Considerate nell’insieme, le nuove adesioni nell’anno sono state 679.000, valore in linea con quello dell’anno precedente. Gli uomini sono il 62,3% degli iscritti alla previdenza complementare, a fronte del 57,7% di donne, mentre in termini di distribuzione per eta’ e per area geografica di residenza, la maggior parte degli iscritti ha tra i 35-54 anni.

 

Risorse accumulate, contributi raccolti e prestazioni previdenziali

Sempre a fine 2017, le risorse accumulate dalle forme pensionistiche complementari si attestano a 162,3 miliardi di euro, in aumento del 7,3% rispetto all’anno precedente e rappresenta il 9,5% del Pil e il 3,7% delle attivita’ finanziarie delle famiglie italiane. I contributi raccolti nell’anno sono pari a 14,9 miliardi di euro, di cui quasi tre quarti confluiscono nelle forme previdenziali di nuova istituzione. I contributi destinati ai fondi aperti e ai Pip sono cresciuti di circa il 9%, mentre l’incremento nei fondi negoziali e’ stato pari soltanto al 3,5%. Le voci di uscita per la gestione previdenziale ammontano a 7,6 miliardi di euro. Le prestazioni pensionistiche sono state erogate in capitale per 2,6 miliardi di euro e in rendita per circa 700 milioni di euro. I riscatti sono pari a quasi 2,2 miliardi di euro, mentre le anticipazioni, pari a oltre 2 miliardi di euro, sono in linea con il valore elevato del 2016.

 

L’evoluzione normativa

Nel 2017 diverse novita’ normative hanno interessato la previdenza complementare, in particolare attraverso misure introdotte con la Legge annuale sulla concorrenza e con la Legge di bilancio. All’esigenza di aumentare i margini di flessibilita’ in entrata e in uscita dal sistema rispondono la possibilita’ di frazionare il TFR maturando da destinare ai fondi pensione – misura introdotta con la Legge sulla concorrenza – e la Rendita Integrativa temporanea Anticipata (RITA) – divenuta misura strutturale con la Legge di bilancio 2018. Ulteriori misure adottate hanno riguardato l’ampliamento degli investimenti cosiddetti “qualificati”, la definizione di criteri di destinazione del contributo “contrattuale” tra fondi pensione di carattere nazionale e territoriale, l’estensione ai dipendenti pubblici iscritti alle forme pensionistiche contrattuali della disciplina fiscale di contributi e prestazioni, la tutela dal bail-in delle somme di denaro e degli strumenti finanziari detenuti da fondi e casse presso il depositario. In questo contesto, si inserisce la recente Proposta di regolamento UE di introdurre i cosiddetti PEPP (Pan-European Personal Pensions), volta a creare un mercato unico a livello europeo dei prodotti pensionistici ad adesione individuale e a fornire anche una risposta alla questione della mobilita’ geografica delle carriere e dei connessi diritti previdenziali. L’introduzione di un prodotto pensionistico individuale portabile all’interno dell’Unione europea pone, a livello nazionale, la questione della tassazione dei rendimenti, che risultano invece esenti nella maggior parte delle economie dell’Unione.

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