INPGI: IL CDA AVVIA IL PROCESSO DI STUDIO DELLE IPOTESI DI INTERVENTO PER IL RIEQUILIBRIO DELLA GESTIONE PREVIDENZIALE SOSTITUTIVA DALL’ASSICURAZIONE GENERALE OBBLIGATORIA

Il Consiglio di Amministrazione dell’INPGI ha oggi approvato un Ordine del giorno (pubblicato sulla pagina “Trasparenza” del sito inpgi.it e consultabile qui in pdf) con il quale, in attuazione di quanto previsto dalla legge n. 58 del 28 giugno 2019, ha definito il processo sulla base del quale saranno elaborate le ipotesi di intervento sul regime previdenziale finalizzate al riequilibrio della gestione sostitutiva dell’AGO.

 

Queste le premesse, le considerazioni e i principi dalle quali muoveranno le azioni del Consiglio:

 

  •  L’Ente ha sempre perseguito l’obiettivo della sostenibilità e non quello di assicurare privilegi: un esempio tra i tanti è il divieto di cumulo tra pensione e redditi da lavoro autonomo e dipendente (lo Stato lo ha abrogato nel 1997), che è stato mantenuto nonostante le cause contro l’INPGIi intentate dai pensionati, e il recente contributo straordinario posto a carico dei pensionati.

 

  • Per assicurare la sostenibilità della gestione, dopo appena 3 anni dalla privatizzazione è stata realizzata una prima riforma del sistema previdenziale, alla quale se ne sono succedute ben altre 5, tutte con l’obiettivo di ritagliare sulla particolare categoria retributiva e contrattuale della professione, un sistema che garantisse sempre all’Ente la necessaria sostenibilità. Con particolare riferimento al sistema di calcolo contributivo, ad esempio, è stato possibile introdurlo in modo critico nel regime previdenziale solo quando le condizioni normative del sistema generale ne hanno reso possibile la compatibilità con la particolare struttura del rapporto assicurativo dell’Ente.

 

  • Di fronte ad una contrazione dell’occupazione nel settore giornalistico – che presenta un andamento più marcato in senso negativo rispetto al sistema Paese – oltre alle sostanziose politiche di sostegno al reddito (concessione di ammortizzatori sociali che hanno permesso mediamente ogni anno negli ultimi 5 anni a 7 mila iscritti all’INPGI di continuare ad avere una vita dignitosa), l’Istituto ha assunto iniziative per stimolare l’occupazione attraverso incentivi per le assunzioni e misure per l’emersione di rapporti di lavoro occultati sotto le mentite spoglie del lavoro autonomo (cosiddetto lavoro sommerso). Ciò finalizzato alla stabilizzazione del lavoro precario.

 

  • Tutto questo è avvenuto in un contesto economico, sociale e culturale di trasformazione del modello classico dell’informazione e dello specifico settore imprenditoriale di riferimento che ha comportato la perdita per l’Ente negli ultimi 5 anni del 15% del lavoro dipendente assicurato all’INPGI (appena 15 mila lavoratori dipendenti contro 9,5 mila trattamenti pensionistici erogati). Di contro, si registra un costante aumento degli iscritti alla Gestione separata dell’Ente che assicura i giornalisti che svolgono la professione in modalità autonoma.

 

  • Come è stato quindi possibile per l’INPGI continuare ad assolvere ai propri impegni istituzionali, in assenza tra l’altro di finanziamenti da parte dello Stato da ben 25 anni (data della privatizzazione), continuando ad assicurare con la propria struttura amministrativa, altamente professionalizzata, servizi e assistenza continua alla categoria? Grazie anche ad una efficace gestione del proprio patrimonio, che, si ricorda, con la privatizzazione ha acquisito il ruolo strumentale di sostegno all’unico core business dell’Ente, consistente nel pagamento delle prestazioni previdenziali ed assistenziali obbligatorie. Negli anni sono stati adottati diversi modelli gestionali adattati alle mutate esigenze contingenti, che hanno fatto sì che ai tradizionali modelli di impiego consistenti nell’investire le risorse eccedenti verso i migliori strumenti presenti sul mercato si sia progressivamente sostituito un approccio volto ad assegnare al patrimonio il ruolo preminente di copertura dei fabbisogni di liquidità fiinanziaria. Ciò ha determinato un cambio di impostazione sulla base del quale ha assunto rilevanza strategica la capacità di flessibilità degli investimenti. In questa cornice va inquadrata anche l’operazione di costituzione del Fondo immobiliare.

 

  • Da questo scenario emerge chiaramente quali siano le reali cause dell’attuale stato di criticità dell’ente che nulla hanno a che vedere con strumentalizzazioni politiche che puntano a distorcere a proprio vantaggio la realtà storica di questi anni, paventando ipotesi di una gestione non all’altezza, se non addirittura peggiori. E’ per questo che l’Ente continuerà a difendere la bontà delle proprie azioni, diffidando chiunque voglia dare invece una diversa rappresentazione dei fatti, che contrasti con quanto sistematicamente e in modo trasparente è sempre stato illustrato sia nei documenti di bilancio che nelle relazioni istituzionali con gli organi di controllo.

 

  • Tutto questo sembra essere stato ben compreso dal Legislatore che con la recente norma contenuta nella legge di conversione del cosiddetto “decreto crescita”, ha espressamente tracciato un percorso volto da un lato a individuare se possibile eventuali altre misure di miglioramento dei conti dell’Ente sul fronte della spesa previdenziale, dall’altro ad incidere sull’unico vero fattore di criticità costituito dalla contrazione della platea contributiva, immaginando una soluzione che ne preveda invece l’ampliamento.

 

Al termine della riunione si è svolta una conferenza stampa nel corso della quale sono state illustrate le determinazioni assunte del Consiglio.

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