Intervista di Sergio Luciano alla presidente Inpgi Marina Macelloni pubblicata su “Libero” del 20 maggio 2017

 

«Il nostro istituto per pagare gli assegni dei giornalisti in pensione spende di più di quanto incassa dai giornalisti che lavorano ancora. Questa curva, secondo le nostre previsioni, nel 2039, tra 22 anni, si annulla e recupereremo l’equilibrio. Il problema è arrivarci, al 2039. Che è precisamente la nostra sfida».

Marina Macelloni è presidente dell’Istituto nazionale previdenza giornalisti, Inpgi, da circa un anno. È una giornalista che di economia sa molto, viene dal Sole 24 Ore dove guidava la redazione finanza e la caporedazione centrale. L’Inpgi ha 1,8 miliardi di patrimonio. Per arrivare al 2039 finanziando il disavanzo deve essere liquidarlo ad un ritmo non superiore a 80 milioni all’anno. Nel 2014 però il disavanzo è stato è stato di81 milioni e nel 2015 addirittura 112. Come farete?

 

«Le cose stanno così: occorrono all’incirca di 140milioni all’anno di liquidità, che si genererà da una parte con i contributi e dall’altra con il rendimento del patrimonio comprese le dismissioni».

 

Ciò che vendete poi, però non rende piu’…

 

«Quest’anno abbiamo cambiato,dopo decenni,il modello di gestione».

 

Cioè?

 

«Investiamo il patrimonio con l’obiettivo di generare la liquidità che serve quando serve. L’obiettivo non è più il rendimento teorico, che poi si trasforma in contante dopo anni, ma la liquidità: un cambiamento fondamentale. Poi faremo la gara per individuare il nuovo gestore del patrimonio. Ci sono molte cose da ottimizzare. Gli investimenti in hedge fund o private equity alla scadenza non verranno rinnovati e dobbiamo limitare l’esposizione sull’azionario. In questo contesto rientra  la  dismissione  parziale del patrimonio immobiliare».

 

Materia incandescente.

 

«Loso, ma inderogabile. Al momento, siamo tra le casse private che hanno la situazione peggiore: abbiamo oltre il 66 per cento del  patrimonio  in  immobili,  il che contrasta con l’esigenza di liquidità che richiamavo prima…»

 

Gli inquilini dovranno rassegnarsi a comprare l’abitazione o cambiare padrone di casa…

 

«Abbiamo 800 inquilini giornalisti e 59 mila iscritti, che hanno interesse perché le case vengano vendute a prezzo equo. Sono immobili gestiti da Investire Sgr, di proprietà di Banca Finnat, Beni Stabili e Cariplo. Contro l’aggiudicazione, avvenuta con gara europea non c’è stato alcun ricorso. Inoltre, c’è un decreto del ministero dell’Economia ormai imminente che limita al 30% per tutte le casse previdenziali la percentuale di patrimonio investita in immobili. Ci saranno dieci anni per vendere la parte eccedente».

 

Torniamo  alla  traversata  nel deserto da qui al 2039. Siamo sicuri che sarà possibile, nonostante la crisi,finanziare le pensioni in essere e quelle future?

 

«In questo momento sono in lista d’attesa altri 200 prepensionamenti.  Le  aziende  editoriali pensano di risolvere i problemi espellendo  dipendenti.  Voglio pensare che non andrà sempre tutto così male. Sarebbe l’estinzione della categoria».

 

Non potreste parlarne seriamente con la Federazione degli editori dei giornali, la Fieg?

 

«Siamo in  contatto costante. La Fieg concorda che l’occupazione va rilanciata, ma per ora i suoi iscritti non hanno piani di sviluppo, salvo rare eccezioni. La Fnsi, sindacato dei giornalisti è concentrato sugli stati di crisi, e i prepensionamenti sono il modo per risolverli. I costi però si scaricano qui. Il governo dovrebbe stanziare altri 45 milioni per chiudere la lista d’attesa dei prepensionamenti. Per l’Inpgi significa perdere tre contribuenti con 100mila euro di reddito su cui pagavano i contributi e recuperarne uno solo con 25 mila euro! Le novità positive introdotte dal recente decreto sugli ammortizzatori sociali sono rinviate al 2018».

 

E allora?

 

«Recuperiamo contributi regolarizzando tutto il lavoro giornalistico: uffici stampa, web, attività editoriali varie. Recentemente è venuto da me un giovane collega di Report. Mi ha intervistato per una delle trasmissioni più seguite della Rai. Mi ha detto di essere pagato a partita Iva».

 

A questo punto perché non chiedete al governo di assorbire l’Inpgi nell’Inps,come reclamano molti pensionati?

 

«Premetto che confluire nell’Inps significherebbe rinunciare all’autonomia dell’Istituto. Secondo me una soluzione inappropriata. Per il bene del Paese e della categoria è utile che l’istituto si mantenga autonomo. Dalla libertà economica nasce quella politica, etica e morale. Tutti noi giornalisti dovremmo avere questa preoccupazione. C’è invece un pensiero trasversale che dice: perché rischiare? Andiamo tutti all’Inps. I sostenitori più convinti sono i pensionati. Pensano così di salvaguardare i diritti acquisiti e rifiutano anche il contributo di solidarietà. Un atteggiamento poco lungimirante. La gestione del patrimonio oggi la facciamo meglio con la libertà dei privati».

 

Si spieghi meglio…

 

«Il nostro rapporto tra iscritti e pensionati nel 2016 e di 1,7 attivi per ogni pensionato. Era 1,8 nel2015. Quindi peggiora. Maquello dell’Inpsè  di1,2 e il suo patrimonio è negativo già oggi! Come si legge nell’ultimo rapporto di Itinerari Previdenziali il disavanzo del sistema Inps oggi assorbe il 68,3% dell’intero debito pubblico italiano»

 

E allora?

 

«Come  le  dicevo:  gestiremo meglio il patrimonio, faremo tutto il possibile per mettere in sicurezza i conti,raffreddare le uscite, acquisire nuova base contributiva. Certo, potremmo girare all’Inps gli ammortizzatori sociali: ma non sarò io a proporlo, sono un pilastro della difesa dell’autonomia di una categoria cruciale per la democrazia».

 

Ma  quanti  sono,  ad  oggi,quelli che versano contributi all’Inpgi?

 

«Abbiamo 35 mila iscritti alla gestione principale, l’Inpgi 1, mai rapporti di lavoro attivi sono 16mila. Poi ci sono 42 mila iscritti alla gestione separata, non tutti contribuenti attivi. Il reddito medio degli iscritti all’Inpgi 2 è di8000 euro per i co.co.co e di 12mila per i liberi professionisti. Invece nella gestione principale è il reddito medio è 60 mila e la pensione media è 65 mila… È su quest’ultima voce che contiamo per quel riequilibrio del 2039: l’attuale assetto normativo previdenziale è appena entrato in vigore, e dispiegherà i suoi effetti tra vent’anni».

 

Legal Notice: Articolo di Sergio Luciano, “Pur di non finire all’Inps i giornalisti vendono casa”, in Libero (quotidiano), sezione “Libero mercato” Anno LII, numero 137, edizione del 20/05/2017, p 20.

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