INPGI / IL DIRETTORE GENERALE, MIMMA IORIO, SPIEGA COME CAMBIA IL LAVORO GIORNALISTICO AL CONVEGNO “LE NUOVE FRONTIERE DEL GIORNALISMO”

“Le nuove frontiere del giornalismo” e’ il titolo del convegno, organizzato dalla Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro e dall’Ordine dei Giornalisti del Lazio, che si e’ tenuto a Roma presso l’Auditorium dei Consulenti del Lavoro. Durante il corso, valido ai fini della formazione continua dei Consulenti del Lavoro e dei Giornalisti, sono state organizzate tre tavole rotonde, tra cui una dal titolo “Giornalista: una professione in evoluzione” dove ha partecipato Mimma Iorio, direttore generale dell’Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti.

Nel podcast che segue alcuni passi piu’ salienti dell’intervento del Direttore Generale, inerenti le nuove forme contrattuali che vengono applicate nel mondo dei media, come la giurisprudenza ha negli anni modificato l’essenza stessa del giornalismo, e le iniziative ispettive che l’Ente mette in pratica nel tentativo di contrastare gli abusi sul mondo del lavoro.

 

Link al podcast

 

– Una parte dell’intervento di Mimma Iorio, Direttore Generale dell’INPGI:

 

“Come si sta declinando l’attivita’ giornalistica nel mondo giuslavoristico? Nel 2016 abbiamo avuto, come contribuenti, 15.800 giornalisti nella gestione principale e 31mila nella gestione separata. Gia’ questo dato mostra la misura del fenomeno in atto. E chiaro che i contributi dei primi pesano in un modo diverso rispetto ai secondi. In piu’, dei 31 mila giornalisti, 18 mila sono scritti contemporaneamente alla gestione separata e di questi 18 mila, solo tre mila scarsi contribuiscono contemporaneamente alle due gestioni.

Questo vuol dire che molti di coloro che sono iscritti alla gestione principale si sono dovuti spostare nella gestione separata perche’ il lavoro da dipendente e’ diventato sempre meno, difficile da reperire, le aziende sono entrate quasi tutte in crisi in crisi o sono dovute ricorrere ai prepensionamenti o all’applicazione di ammortizzatori sociali che hanno comportato un aumento del costo a carico dell’ente nel pagamento degli stessi. Il loro lavoro giornalistico si sta dunque trasformando in lavoro autonomo.

Oggi sono 13 mila  i colleghi giornalisti titolari di una contratto co.co.co. Si tratta di collaborazioni ampiamente utilizzate nel mondo editoriale. Andando a fare le ispezioni presso i datori di lavoro troviamo ancora oggi esistente in larga misura, li’ dove si fa giornalismo ed informazione, le collaborazioni coordinate e continuative. E’ uno strumento che in qualche modo permette meglio di mascherare un rapporto di lavoro a tutti gli effetti dipendente, sotto le mentite spoglie di una collaborazione coordinata e continuativa.

Per come oggi e’ strutturata una collaborazione giornalistica offre la possibilita’ al datore di lavoro, cioe’ all’editore, di poter in qualche modo usufruire del lavoro di un professionista senza pagarlo adeguatamente rispetto a quelle che sono invece le sue caratteristiche. Il reddito medio di un co.co.co non arriva neanche a €9000 lordi l’anno mentre il reddito medio di un giornalista dipendente oggi e’  intorno ai €60000.

Qualche anno fa era di circa 62 mila euro ma, con la riduzione dell’orario di lavoro, si e’ contratta anche la retribuzione. Oggi, grazie anche alle nostre ispezioni, abbiamo potuto rilevare una larga diffusione dei contratti di cessione del Diritto d’autore che spesso il giornalista si vede costretto ad accettare.

E’ un vantaggio per il datore di lavoro che in questo caso neanche riconosce una collaborazione coordinata e continuativa. Con la cessione Diritto d’autore il committente non paga assolutamente nulla se non quello che e’ il compenso che riconosce per l’attivita’ prestata”.

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