AGCOM: PREOCCUPA INDEBOLIMENTO INDUSTRIA DEI MEDIA. LA TRANSIZIONE VERSO IL DIGITALE VA GOVERNATA

La rivoluzione in atto nel mondo dei media non è una questione che possa riguardare esclusivamente gli ambiti professionali e specialistici di volta in volta più coinvolti. Essa pone innanzitutto un problema politico che interroga la forma e l’evoluzione dei nostri regimi democratici. È un dato che la Comunicazione della Commissione UE del 3 dicembre 2020 (Piano d’azione per la democrazia europea) coglie in pieno”. E’ quanto si legge nella Relazione annuale 2021 dell’Agcom illustrata dal presidente Giacomo Lasorella in Parlamento. “Non si tratta soltanto di ripensare il quadro normativo, modernizzare il contesto tecnologico, aggiornare analisi e strumenti di intervento sui mercati, compiti in sé già molto sfidanti. Si tratta soprattutto di rimodellare l’agire delle istituzioni per adattarlo ai ritmi e alle forme della seconda rivoluzione digitale. Si tratta di guidare tecnologia e innovazione nell’interesse della collettività”.

NESSUN EDITORE SUPERA 20% TIRATURA GLOBALE

“Nell’editoria quotidiana, l’Autorità ha censito 105 testate, per un valore complessivo di 1.103.826.466 copie (-13,4% rispetto al 2019). Anche nel 2020, nessun editore ha superato la soglia di legge stabilita al 20% della tiratura globale. La crisi strutturale della stampa si sta rivelando irreversibile e mostra di non aver beneficiato della accresciuta domanda di informazione dovuta alla crisi pandemica. Nel secondo trimestre 2020, solo il 17,6% degli italiani ha scelto in media di informarsi sui quotidiani. Il trend di riduzione nella lettura giornaliera dei quotidiani è comunque un fenomeno comune a tutti i Paesi europei: nell’Unione europea, infatti, si osserva un declino di 12 punti (dal 38% al 26%) nel periodo che va dal 2010 al 2018. Questi dati risultano certamente significativi anche alla luce del forte calo dei ricavi della stampa quotidiana e rendono evidente la crisi specifica che attraversa il settore”.

QUOTIDIANI SPORTIVI I PIÙ DANNEGGIATI

“Andando nel dettaglio dei dati italiani appare evidentissimo il crollo dei quotidiani sportivi che risultano i più danneggiati dalla sospensione degli eventi e delle manifestazioni sportive. Da sottolineare che i quotidiani hanno visto incrementare enormemente la fruizione digitale e sul web tanto da aver rappresentato un canale centrale di informazione durante la pandemia per il 61% della popolazione. Tuttavia, viene spesso privilegiata la fruizione online gratuita (quasi tutti i giornali online vedono crescere il traffico nel giorno medio) mentre le copie e gli abbonamenti digitali non compensano economicamente il calo delle copie cartacee. Anche i ricavi degli editori derivanti dalla raccolta pubblicitaria online mostrano una flessione, in controtendenza rispetto a quanto realizzato dalle piattaforme, che invece esibiscono una crescita importante in questo ambito”.

“In Italia l’effetto più evidente è quello dell’indebolimento dell’industria italiana dei media, il cui valore economico è in calo da oltre un decennio. Ciò conferma non solo la fragilità della nostra industria culturale, ma segnala anche un deficit di politica industriale in un settore che gode di grande prestigio nel mondo quanto a sapienza tecnica e qualità dei contenuti”.

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