PREVIDENZA E LAVORO / QUANTO E’ LONTANA LA GRECIA Colloquio con Nikos Megrelis

L’appuntamento e’ in piazza Syntagma, all’angolo dell’hotel Gran Bretagna, in pieno centro di Atene, davanti al Parlamento. Nikos, come quasi sempre e’ in ritardo, ma occorre avere pazienza se la causa e’ giusta e la persona e’ di valore.

Nikos Megrelis, già segretario generale del sindacato dei giornalisti di Atene (il 60 per cento dei giornalisti vivono e lavorano – quando capita – nella capitale) e, con il sottoscritto, per tre mandati membro dell’Esecutivo della Federazione Internazionale dei Giornalisti Fij. Capo redattore della TV pubblica greca, perse il posto di lavoro quando il governo decise di chiudere l’emittente di Stato per i debiti accumulati e su pressione dell’Ue. Poi ha lavorato in una TV privata, e’ stato di nuovo licenziato e non più riassunto dalla TV pubblica quando Tsipras decise che non se ne poteva fare a meno.

Oltre duemila giornalisti licenziati e solo 200 riassunti. E’ Nikos, che oggi realizza documentari, che ci snocciola i dati di una crisi epocale, figlia della più generale drammatica crisi economica della Grecia. Tra quindici giorni Atene dovrà rispondere alle insistenti richieste di Bruxelles di tagliare per la terza volta il debito pubblico. “La carta stampata e le radio televisioni pubbliche e private – ci dice – hanno pagato prezzi tragici: decine di testate chiuse, la free press praticamente morta per il crollo della pubblicità, le TV e le radio con l’acqua alla gola. Si salva a stento il web dove poche decine sono i giornalisti contrattualizzati”.

Ma tu sei riuscito ad ottenere una pensione? “Si, perché avevo raggiunto 35 anni di contributi ed avevo maturato la pensione piena, 2500 euro da capo redattore, e poco 1200 dalla pensione integrativa. Il governo Tsipras e’ stato costretto dall’Ue, su pressione della Germania, a tagliare salari e pensioni dei dipendenti pubblici e più tardi le pensioni dei lavoratori privati. Tutte le casse autonome dei professionisti sono state unificate sotto il controllo del governo, con un taglio di quasi il 20 per cento degli assegni, mentre le pensioni integrative entravano in una spirale di tagli che le ha ridotte, tutte anche quella dei giornalisti, sotto il 50 per cento”.

Per legge? “Talvolta si, specie per le pensioni di base, talvolta per l’integrativa con decreti amministrativi  di cui non si aveva notizia se non quando i colleghi ricevevano i cedolini”.

Quindi il governo non ha rispettato il principio dell’intangibilità della pensione? “No, fanno quello che vogliono quando vogliono e le pensioni dei giornalisti, nonostante tutto, vengono giudicate dei privilegi. Beati voi italiani che avete una previdenza autonoma di categoria il cui patrimonio ancora regge. Se fossi in voi me la terrei ben stretta, fuori da ogni appetito governativo”.

Ma, sai Nikos, gli ho replicato, forse Atene non è così lontana da Roma, pensa che alcuni colleghi vogliono far confluire la nostra previdenza in quella pubblica… Ha sbarrato gli occhi e si e’ asciugato il sudore. “Auguri”, ha detto.

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