GIORNALISTI / APPROVATE LE LINEE GUIDA DI RIFORMA DELL’ORDINE

Un momento della conferenza. Nella foto, al centro il Presidente Cnog Carlo Verna e il presidente Fnsi, Beppe Giulietti – foto primaonline.it

Sono state approvate le linee guida per la riforma dell’Ordine dei Giornalisti.

Cambiera’ il nome dell’albo che diventera’ “Ordine del Giornalismo”e le regole per facilitare l’accesso: sparisce l’obbligo del praticantato di diciotto mesi, ad eccezione del periodo transitorio, riferito alle situazioni essere, dal momento che ormai e’ diventato quasi impossibile essere assunti da una testata. L’esame di idoneita’ resta obbligatorio per l’iscrizione, ma si potra’ fare avendo conseguito una laurea di base (triennale) in qualsiasi facolta’ in Europa, seguita da una pratica giornalistica all’interno di un corso universitario annuale e un master di giornalismo post laurea riconosciuto dall’Ordine.

Previsto anche il superamento dell’esclusivita’ professionale, quindi gli iscritti potranno svolgere anche altre attivita’ purche’ non in conflitto di interessi con la professione giornalistica.

Ogni Consiglio Regionale, inoltre, istituisce il Registro degli Uffici Stampa pubblici e privati con giornalisti iscritti all’Albo.

“Oggi piu’ che mai alla tenuta democratica del nostro Paese serve un organismo come l’Ordine dei Giornalisti che certifichi la diffusione di informazione verificata e garantita secondo i principi deontologici” ha dichiarato Carlo Verna, Presidente dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti.

“Al centro della riforma ci sono proprio la funzione deontologica dell’Ordine e il diritto dei cittadini ad essere correttamente informati, insieme con l’accesso alla professione, con la formazione e l’aggiornamento dei giornalisti, consapevoli del ruolo del giornalismo come potere di controllo democratico”.

Le linee guida sono state approvate con 43 voti favorevoli, 5 contrari e 4 astensioni. Sono state inviate via Pec al Dipartimento per l’Editoria della Presidenza del Consiglio e dovranno essere poi discusse e votate in Parlamento per diventare poi legge.

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