Inpgi / i Ministeri approvano la riforma / Macelloni: l’Istituto resta autonomo; INPGI / Smentiti i profeti di sventura; INPGI / Pensionati: la solidarietà non è un optional

Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali – di concerto col covigilante Ministero dell’Economia – ha comunicato oggi l’avvenuta approvazione della riforma previdenziale varata dal Consiglio di Amministrazione dell’Inpgi il 28 settembre 2016.

I Ministeri – condividendone l’impianto complessivo sul piano sostanziale – hanno infatti dato il via libera agli interventi correttivi del regime previdenziale dell’ente, deliberati per garantire la sostenibilità della gestione nel medio – lungo periodo.

Nel contempo, è stata approvata l’introduzione di un contributo di solidarietà da applicare, in via temporanea e per la durata di 3 anni, a tutti i trattamenti di pensione erogati dall’Inpgi con importo pari o superiore a  38.000,00 euro lordi annui, con percentuali crescenti in base alle diverse fasce reddituali. I Ministeri, in particolare, hanno sottolineato come tale misura costituisca – in adesione ai criteri esposti in proposito dalla Corte Costituzionale – una efficace attuazione del principio di equità intergenerazionale posto alla base dei sistemi previdenziali.

Le misure principali della riforma approvate dai Ministeri riguardano quindi:

  • a) la modifica dei requisiti di accesso alla pensione di vecchiaia che vede incrementare, progressivamente nel triennio 2017 – 2019, l’età anagrafica richiesta, fino ad elevarla a regime a 66 e 7 mesi;
  • b) la modifica dei requisiti di accesso alla pensione d’anzianità, che prevede un progressivo innalzamento dell’anzianità contributiva fino ad arrivare nel 2019 a 40 di contribuzione con 62 anni di età. Tali misure non hanno effetto nei confronti di coloro che, alla data del 31/12/2016, abbiano già maturato i requisiti previsti dalla normativa previgente per l’accesso ad un qualunque trattamento di pensione, che – pertanto – potranno continuare ad accedere ai trattamenti pensionistici in qualsiasi momento anche successivamente all’entrata in vigore dei nuovi requisiti;
  • c) l’introduzione del sistema di calcolo contributivodi cui alla legge n. 335/1995 – per le contribuzioni successive al 01/01/2017.
  • d) l’istituzione di un contributo aggiuntivo di disoccupazione dell’1,4%, a decorrere dal corrente mese di febbraio, per i rapporti a termine, a carico del datore di lavoro, riferito ai soli rapporti di lavoro a tempo determinato instaurati per causali diverse dalla sostituzione di personale temporaneamente assente.

In merito ad alcune misure, di minore impatto, inoltre i Ministeri hanno ritenuto di non procedere con l’approvazione ma di chiedere ulteriori elementi di precisazione.

In particolare, per quanto riguarda le clausole di salvaguardia  di cui alla Tabella A del Regolamento – che avrebbero consentito l’accesso anche con abbattimenti alla pensione di vecchiaia e di anzianità, con i requisiti previsti dalla previgente normativa, dei giornalisti e delle giornaliste che, a seguito della cessazione del rapporto di lavoro, fossero stati ammessi alla prosecuzione volontaria della contribuzione oppure dipendenti da aziende in stato crisi ovvero disoccupati per cessazione rapporto di lavoro da aziende in crisi – i Ministeri si sono riservati di valutare i relativi impatti sull’andamento dei conti dell’ente.

“Il percorso di risanamento dell’Inpgi è partito. La riforma – ha commentato la presidente Marina Macelloni – consentirà all’Istituto di garantire la sostenibilità dei conti nel lungo periodo e quindi di rimanere anche in tempi difficili un presidio autonomo a tutela dell’informazione in Italia. L’Inpgi non fallirà, non sarà commissariato ne’ tantomeno confluirà nell’Inps.

Questo obiettivo importante è stato raggiunto grazie al lavoro e al senso di responsabilità di tanti. Voglio ringraziare il Consiglio di amministrazione, le Parti sociali Fnsi e Fieg e la struttura tecnica dell’Istituto guidata dalla Direttrice generale, Mimma Iorio. Il Ministero del Lavoro e il Ministero dell’Economia ci hanno riservato un’attenzione particolare e dimostrato fiducia nel gruppo dirigente dell’Istituto.

Una riflessione sul contributo di solidarietà, approvato dai Ministeri nonostante le molte polemiche e ridefinito correttamente contributo di equità: è un piccolo sacrificio che però restituisce a tutta la categoria il senso di una solidarietà tra generazioni indispensabile in un momento difficile come questo”.

* * *

A breve sarà diffusa un’apposita nota tecnico illustrativa su cosa cambia con l’approvazione della riforma.

INPGI / Smentiti i profeti di sventura

Ci siamo, dopo qualche settimana di attesa la Lettera, con la “L” maiuscola, e’ arrivata. I Ministeri dell’Economia e del Lavoro hanno scritto all’Istituto approvando i contenuti essenziali della riforma previdenziale approvata dal Cda dell’Inpgi il 28 settembre scorso. Un atto non formale che riteniamo di grande significato e che riconosce nella sostanza il grande lavoro che l’intero gruppo dirigente dell’Istituto, anche coloro che hanno dissentito rispetto ad alcune scelte, ha fatto negli ultimi anni. E naturalmente premia gli sforzi dei dirigenti e di tutti i dipendenti. A cominciare da Marina Macelloni e da Mimma Iorio.

Segnaliamo questo riconoscimento evitando toni trionfalistici. Perché sappiamo che le modifiche al sistema previdenziale dei giornalisti saranno certamente efficaci, ma sappiamo anche che la grave situazione occupazionale della categoria impone un costante monitoraggio della situazione dei conti e delle prospettive.

E’ però chiaro, speriamo che lo sia a tutte le colleghe e ai colleghi, che queste prospettive sono oggi diverse e migliori, che gli effetti della riforma si faranno sentire positivamente specie nel medio e lungo periodo. Macelloni sottolinea oggi che l’Inpgi resta, anche in tempi assai difficili come gli attuali, “un presidio autonomo a tutela dell’informazione in Italia”. Una circostanza questa non scontata e di grande significato ideale ed anche politico per chi si batte per l’indipendenza e la qualità del prodotto giornalistico e per tutelare il diritto-dovere dei cittadini ad essere correttamente informati. E’ l’articolo 21 della Costituzione, in questo caso citata a proposito, che lo prescrive.

Marina Macelloni ribadisce oggi, a buon diritto, che l’Inpgi non fallirà, non sarà commissariato né tantomeno confluirà nell’Inps. Vengono cosi smentiti quei profeti di sventura che hanno invocato l’Inps come l’ancora di salvezza per una previdenza dei giornalisti sull’orlo del baratro, senza nemmeno tener conto delle oggettive difficoltà in cui si trova l’intero sistema previdenziale dei lavoratori italiani e naturalmente lo stesso Inps.

Molto ci sarà ancora da lavorare, occorrerà che le parti sociali, la Fnsi e la Fieg ma anche le stesse istituzioni, che finora hanno fatto la loro parte,  mettano in campo una seria ed efficace politica dell’occupazione dei giornalisti. Decine di migliaia dei quali, uomini e donne, ragazzi e ragazze, lavorano quotidianamente e campano di giornalismo e professione ma che un sistema legislativo ed anche contrattuale ancora non riconosce pienamente.

Vogliamo sottolineare con forza come l’Inpgi abbia fatto di tutto, riuscendovi, per difendere il principio della solidarietà, dell’equità del sistema. I diritti acquisiti sono salvaguardati e i piccoli sacrifici richiesti ai pensionati garantiscono un equilibrio intergenerazionale. Occorre continuare a lavorare, dicevamo, specie per dare speranza e fiducia alle colleghe e ai colleghi più giovani che giustamente temono per il loro futuro. Bene, quello di oggi è un primo passo ma vorremmo arrivare al punto in cui nessuno possa dire: “Tanto io una pensione da giornalista non l’avrò mai”. Cosi non è, cosi non sarà.

INPGI / Pensionati: la solidarietà non è un optional

La solidarietà tra le diverse generazioni di giornalisti, l’equità di una riforma che impone sacrifici per tutti: ecco due principi che piacciono ai Ministeri del Lavoro e dell’Economia. Uno dei passaggi più rilevanti della riforma previdenziale dell’Inpgi, approvata dai Ministeri, è il totale accoglimento della delibera con la quale il Cda ha proposto l’istituzione di un contributo di solidarietà a carico dei pensionati, per fasce di importo e percentuali crescenti.

Le colleghe e i colleghi pensionati troveranno le tabelle degli importi che saranno trattenuti dalle pensioni nella nota tecnica che viene diffusa dalla Direzione generale. In questa sede vogliamo ricordare quanto sia importante avere introdotto un principio di equità forte chiamando tutti gli iscritti all’Inpgi, ognuno per la sua parte, a sostenere l’equilibrio dei conti dell’Istituto.

Anche questa approvazione non era scontata, sia per alcune preoccupazioni ministeriali sia soprattutto per  l’opposizione di gruppi di colleghe e colleghi pensionati, per la verità a noi apparsi del tutto minoritari rispetto alla vasta platea di colleghe e colleghi in quiescenza.

Del resto, pur ritenendo il risparmio ottenuto dall’Inpgi assolutamente importante, il contributo richiesto risulta assai contenuto e non comporta sacrifici irrinunciabili per nessun pensionato. Se si pensa che a un collega con una pensione sotto i 38 mila euro il contributo e pari a 0, che per una pensione sotto i 57.000 euro il contributo mensile è di 5 euro mensili, che per una pensione sotto i 75.000 euro è di 15 euro mensili, sotto i 110.000 euro è di 47 euro mensili, sotto i 150.000 euro è di 155 euro mensili. Certo oltre i 200.000 euro annui il contributo è di 1.522 euro mensili. Un sacrificio consistente, ma che dite? Il collega o la collega riusciranno a sopravvivere?

Se permettete, un grazie davvero sentito a tutte le colleghe e i colleghi in pensione che hanno capito ed hanno accettato la misura con grande serenità.

Aggiungi ai preferiti : Permalink.